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Come prima cosa, vediamo come si dice Capodanno in giapponese. Dovete sapere che esistono denominazioni diverse a seconda che si tratti della notte del 31 Dicembre (e quindi della vigilia) o del primo Gennaio.
Quando si parla di Capodanno intendendo la notte del 31 dicembre, si utilizza il termine ŌMISOKA, mentre per indicare il Capodanno dalla mezzanotte del 31 in poi si usa il termine OSHŌGATSU che letteralmente significa “giorno adatto”.
Per loro è una festa tradizionale molto importante che presenta anche degli aspetti religiosi. I preparativi vengono cominciati molto prima e devono essere assolutamente terminati entro e non oltre il 31 di dicembre. Il passaggio dall’anno appena concluso a quello che sta per cominciare, è vissuto come una rinascita in cui tutte le preoccupazioni e gli affanni dell’anno precedente lasciano il posto ai nuovi e buoni propositi per quello successivo. Per questo è bene riuscire a portare a termine tutto ciò che ci si era prefissati di fare in quell’anno ed estinguere anche tutti gli eventuali debiti. Per non scordare neanche uno di questi propositi, viene redatta una lista, anche perché è considerato di cattivo auspicio cominciare l’anno nuovo portandosi dietro le questioni irrisolte dell’anno vecchio.
Fino al 1873 la ricorrenza seguiva il calendario lunare come in Cina e coincideva con l’inizio della primavera. In seguito è stato adottato il calendario gregoriano (che è quello che utilizziamo anche noi) e la data è stata spostata al primo di gennaio.
Vengono organizzate diverse feste durante il mese di Dicembre, dette BŌ NEN KAI (letteralmente Riunioni per dimenticare l’anno) in cui ci si ritrova con amici e colleghi per salutare definitivamente l’anno passato. Ne vengono organizzate anche in gennaio, ma questa volta per salutare l’anno appena iniziato…infatti vengono chiamate SHIN NEN KAI (letteralmente Riunioni per l’anno nuovo).
Un rito importantissimo che si svolge entro il 31 di Dicembre, è quello delle grandi pulizie detto SUSUHARAI. “Sai che forza” direte voi… ma che razza di rito è fare le pulizie? Beh, a dire il vero ha un significato ben preciso, perché pulire bene la casa significa togliere ogni sporcizia appartenente all’anno vecchio per poter accogliere degnamente le novità dell’anno che sta per cominciare. Non fare bene le pulizie è di cattivo auspicio.
Anche gli addobbi per le case sono molto particolari. Troviamo il KAGAMIMOCHI, 2 dolci fatti col mochi di riso, messi uno sopra l’altro e con in cima un’arancia detta DAIDAI, che significa “molte generazioni” ed è di buon auspicio. Viene posizionato nella stanza principale della stanza sopra un’alcova detta TOKONOMA e sono offerte per le divinità. Poi c’è il KADOMATSU una decorazione fatta con rami di bamboo e di pino (che è simbolo di longevità) e che viene sistemata sui due lati della porta d’ingresso. In ultimo ecco lo SHIMENAWA, che consiste in una corda di paglia e striscioline di carta che ha il compito di tenere lontani gli spiriti maligni. La casa viene anche decorata con fiori di albero di prugna detto CHERRY PLUM.
Così come cambiano le denominazioni dei giorni se si parla del 31 Dicembre o del primo Gennaio, cambiano anche le formule con cui ci si scambia gli auguri.
Per augurare un buon anno nei giorni precedenti al Capodanno…fino alla notte del 31, si usa la formula con cui vi ho salutati prima: YOI OTOSHI WO.
Dalla mezzanotte tra il 31 e l’1 e per i 3 giorni successivi, invece, si può dire SHIN NEN OMEDETŌ oppure AKEMASHITE OMEDETŌ.
Solitamente si scambiano gli auguri esclusivamente nei primi 3 giorni dell’anno…ma questo tempo viene ampliato fino al 7 gennaio nell’eventualità si incontri qualcuno che non è stato possibile vedere o sentire nei giorni precedenti.
Entriamo nel vivo della festa e vediamo come viene vissuta l’attesa della mezzanotte il 31 Dicembre.
Solitamente si sta insieme alla propria famiglia e si consuma la cena tradizionale di cui parleremo più avanti. Poi, chi vuole, può recarsi al tempio (Shintoista o buddhista a seconda della propria religione) ad ascoltare il suono delle campane (TSURIGANE) detti JOYA NO KANE…sono quelle con cui ho voluto aprire questo speciale. Le campane dei templi giapponesi sono enormi e vengono suonate facendo sbattere contro di esse un grosso tronco, il “bastone da campana” appunto! Di certo lo avrete visto in qualche episodio di City Hunter, visto che Kaori lo usa in alternanza coi martelli. Ma tornando al rito, questo bastone viene fatto oscillare dai monaci mentre recitano le preghiere. Stanno tutti sullo stesso tranne uno che si trova tra il bastone e la campana. Al momento di dare il colpo alla campana per farla suonare, questo monaco si appende con tutto il peso alla cordicella e si lascia cadere all’indietro così da dare lo slancio al bastone. I rintocchi sono 108…perché c’è la credenza che tale sia il numero dei vizi e dei peccati degli uomini, quindi ascoltarli serve per purificarsi da tutto ciò che può esserci di negativo. L’ultimo rintocco coincide con la mezzanotte. Il numero dei rintocchi coincide anche con quello dei grani del rosario buddhista.
Sempre il 31 notte, in televisione viene trasmesso un grande concerto realizzato dall’incontro di tantissimi cori…10 mila persone in tutto che si ritrovano per cantare il DAIKU, ovvero l’Inno alla gioia tratto dalla nona sinfonia di Beethoven… Lo cantano rigorosamente in tedesco!
Dopo i riti al tempio, c’è quello di andare a vedere l’alba del nuovo anno (spesso dall’alto di una montagna), chiamato HATSU HI NO DE, letteralmente “prima aurora”. Per passare il tempo si possono anche fare giochi di società o con le carte.
E arriva, così il tanto atteso primo gennaio!!!
Questo giorno e i 2 successivi sono dedicati allo HATSUMŌDE, ovvero alla visita al tempio Shintoista o Buddhista, in base al proprio stile di vita. Ci si va con la famiglia o con gli amici e sono previsti tutt’una serie di rituali. Intanto, poiché con l’arrivo dell’anno nuovo è previsto anche il rinnovamento del guardaroba, solitamente per la visita al tempio si indossano abiti nuovi oppure un KIMONO tradizionale nuovo anch’esso. Una volta arrivati al tempio ci si mette in fila davanti agli altari per esprimere i propri buoni propositi per il nuovo anno. La piccola cerimonia si svolge così: la lanciano le monetine dell’offerta dentro ad un contenitore che si trova un po’ più avanti ma al quale non ci si può avvicinare più di tanto, poi si tira una corda e si fanno suonare delle campane, si battono 2 volte le mani per attirare l’attenzione delle divinità e si resta in silenzio con le mani giunte esprimendo ognuno i desideri nella propria mente… Finito il rito ci si sposta per lasciare spazio a chi viene dopo.
Altro rito che si svolge al tempio è quello dei bigliettini della fortuna detti OMIKUJI che si svolge più o meno così: si pesca un bastoncino con un numeretto e il monaco o la sacerdotessa vanno a prendere un bigliettino che corrisponde a quel numero, nello scafale. In questo bigliettino c’è scritto se si sarà fortunati oppure no e anche in quali circostanze…
E passiamo adesso al cibo tradizionale di Capodanno!
Anche questo varia se si tratta della cena della vigilia o del pranzo del primo dell’anno… Le pietanze vengo preparate con estrema attenzione perché devono simboleggiare salute, fertilità, abbondanza e longevità. I piatti cambiano anche da regione a regione…ma noi vediamo quelli che bene o male si trovano ovunque.
Cominciamo con la cena del 31: viene preparato un piatto a base di soba (spaghetti fatti con grano saraceno) in brodo chiamato TOSHIKOSHI SOBA e che dovrebbero essere propiziatori per una lunga vita.
Il giorno dopo, per colazione, si beve un tipo di thè verde detto FUKUCHA insieme ad una prugna in agrodolce chiamata UMEBOSHI.
Il primo dell’anno viene preparato anche il MOCHI, un dolce fatto di pasta di riso ottenuta schiacciando il riso molto cotto, glutinoso e dolce, dentro ad un grande mortaio.
Di rientro dalla visita al tempio, si beve un particolare SAKE caldo speziato alle erbe chiamato OTOSO e una zuppa chiamata OZONI che generalmente viene preparata con verdure, patate, pollo o in alternativa pesce e frutti di mare, ma gli ingredienti possono variare da regione a regione.
La sera della vigilia, viene preparato anche l’OSECHI RYŌRI, composto da diverse pietanze disposte poi in una scatola laccata di ben 4 piani, detta JUBAKO.
Anche qui le pietanze cambiano a seconda della regione ma non possono mancare mai:
KAZUNOKO, uova di aringa che simboleggiano la fertilità;
KONBUMACHI, alghe nere che simboleggiano la gioia;
KUROMAME, fagioli neri che veicolano l’augurio di lavorare bene durante l’anno:
KINTON, castagne con la pasta di patate dolci zuccherata che simboleggia la ricchezza;
TAZUKURI, pesciolini piccoli che simboleggiano la fertilità dei campi;
e poi ancora…le radici di Loto, i gamberi grigliati detti EBI NO KATANEYAKI, un’insalata rossa detta NAMASU, omelette dolci dette DATEMAKI e una pasta di pesce affumicata detta KAMABOKO.
Questo contenitore di pietanze va consumato nei 3 giorni seguenti, perché le donne hanno il diritto di non cucinare per tutto il periodo dei festeggiamenti del Capodanno che dura per l’appunto 3 giorni. Ma non solo le sole a godere di questo riposo! Infatti per questi 3 giorni i negozi restano chiusi e nessuno va a lavorare (salvo quelle persone che devono garantire determinati servizi pubblici come ad esempio i trasporti o le poste…), in modo da dare la possibilità a tutti di tornare o restare a casa per festeggiare il Capodanno in famiglia.
Vediamo ora altre tradizioni un po’ particolari che vengono rispettate in Giappone in occasione del capodanno:
Cominciamo dalle NEN GA JŌ…un tipo di HAGAKI, ovvero di cartoline postali fatte apposta per il Capodanno. Vengono spedite a tutti gli amici in modo che arrivino esattamente il primo di gennaio e le poste si adoperano affinché vengano ricevute in tempo. All’inizio erano delle cartoline che venivano spedite ai parenti e agli amici lontani per dare loro notizie, mentre adesso si mandano a tutti. Possono essere decorate in modi diversi…da quelle più semplici a quelle con disegni che richiamano il segno zodiacale cinese che caratterizzerà quell’anno…ad esempio l’anno della tigre, del topo, del drago, ecc… Possono essere anche personalizzate con delle foto!
L’OTOSHIDAMA è l’usanza secondo la quale i parenti regalano dei soldi ai bambini…si comincia da un minimo di 1000 Yen e si aumenta la quantità man mano che aumenta l’età del bambino. I soldi vengono messi all’interno di una busta con delle decorazioni simpatiche.
Altra usanza è quella della “Prima Scrittura dell’anno” fatta col pennello imbevuto nell’inchiostro liquido, proprio come si fa nell’arte della calligrafia. Viene chiamato KAKIZOME e viene fatto il 2 di gennaio.
C’è anche un’altra tradizione che coinvolge la notte tra l’1 e il 2 gennaio. Poiché la notte del 31 la si passava in bianco, il primo sogno dell’anno (HATSUYUME) era quello della notte tra l’1 e il 2 gennaio…e si dice che il contenuto del sogno è premonitore per gli eventi che caratterizzeranno l’anno appena cominciato. Secondo la tradizione perché il sogno sia di buon auspicio, bisognerebbe sognare il FUJISAN (monte Fuji) perché per la sua imponenza, o un falco (TAKA) per la sua forza e l’acume o ancora una melanzana (NASU) per l’assonanza col verbo NASU che significa “portare a termine qualcosa”. Oltre a questi 3 elementi, ce ne sono anche altri 3 dei quali non si conosce l’origine, però e sono: il ventaglio, il tabacco e l’agopuntura cieca. La formula per intero in giapponese unisce questi 6 elementi ai numeri formando una sorta di classifica: partendo dal numero 1 fino al 6 nell’ordine in cui li ho elencati poco fa troviamo: Ichi-Fuji, Ni-Taka, San-Nasubi, Yon-Sen, Go-Tabako, Roku-Zatō.
Il rito della preghiera al tempio, così come quello dei biglietti della fortuna non sono esclusivi del Capodanno perché si possono fare in qualsiasi periodo dell’anno… Io ho fatto il rituale coi miei colleghi quando siamo stati all’Ianri Jinja di Kyōto (un tempio scintoista) e ho pescato 2 bigliettini della fortuna in 2 diversi templi della penisola di Nōto…uno per la fortuna normale e l’altro per la fortuna in amore. Entrambi mi davano fortuna massima e il secondo descriveva anche il ragazzo ideale…beh, devo aver pescato quello di mia mamma perché la descrizione corrisponde al mio papà…^^” 2 anni più grande di lei, di una località più a nord e più fredda di lei, del segno della vergine…tutto torna!
Per quanto riguarda le cartoline di Capodanno, da quando sono stata in Giappone, ne ricevo una ogni anno da parte della famiglia che mi ha ospitata… Di solito c’è il simbolo del segno cinese che caratterizza l’anno e una foto del piccolo Yūta in divisa scolastica o degli scout. Le conservo tutte con grande affetto!
Vi lascio coi miei migliori auguri per un meraviglioso nuovo anno, YOI OTOSHI WO!
Scritto da: Miaka
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